La corsa per riportare gli astronauti sulla Luna è entrata forse nella sua fase più accesa.
Dopo le critiche sui ritardi accumulate dal programma Artemis, SpaceX e Blue Origin hanno presentato nuovi piani per accelerare la missione, confermando la rivalità tra Elon Musk e Jeff Bezos per la “seconda corsa allo spazio”.
Il programma Artemis, avviato dalla NASA per stabilire una presenza permanente sul suolo lunare, prevede che la missione Artemis III segni il ritorno dell’uomo sulla Luna per la prima volta dal 1972.
I ritardi nella costruzione del sistema di atterraggio hanno però spinto l’agenzia a riaprire il bando, chiedendo nuove proposte ai partner privati.
“Abbiamo ricevuto e stiamo valutando i piani sia di SpaceX che di Blue Origin per accelerare la produzione dell’HLS”, ha confermato un portavoce NASA, riferendosi al sistema integrato di atterraggio umano.
SpaceX rilancia e Musk attacca la NASA
Per rispondere alle critiche, SpaceX ha presentato alla NASA un’“architettura di missione semplificata”, che secondo l’azienda consentirebbe di “ritornare più rapidamente sulla Luna migliorando al contempo la sicurezza dell’equipaggio”.
Una proposta che punta a ridurre la complessità operativa della Starship, il veicolo gigante con cui Musk intende conquistare la superficie lunare.
Ma la tensione tra SpaceX e l’amministratore ad interim della NASA, Sean Duffy, è esplosa pubblicamente. Dopo le accuse di ritardi, Musk lo ha insultato su X: “Sean Dummy sta cercando di uccidere la NASA!”, ha scritto, per poi rincarare: “La persona responsabile del programma spaziale americano non può avere un QI a due cifre.”
The person responsible for America’s space program can’t have a 2 digit IQ https://t.co/U4O2GERiTg
— Elon Musk (@elonmusk) October 21, 2025
Nonostante il linguaggio da social, i numeri investiti sono imponenti: secondo USA Spending, la NASA ha già versato a SpaceX circa 2,7 miliardi di dollari per la progettazione e i test dell’HLS, con altri 300 milioni dovuti per i traguardi raggiunti.
Se completerà tutte le fasi previste, l’azienda potrebbe incassare in totale 4,5 miliardi. Musk sostiene però che il programma sia “autofinanziato al 90%”, il che implicherebbe un investimento privato superiore ai 30 miliardi di dollari.
Blue Origin e la sfida a due miliardari
Dall’altra parte della barricata, Blue Origin continua a lavorare al proprio lander, che finora le è valso circa 835 milioni di dollari dalla NASA. L’azienda di Jeff Bezos intende lanciare una versione ridotta del veicolo, il Blue Moon Mark 1, come test preliminare in vista della missione ufficiale.
La competizione tra Musk e Bezos riflette due approcci opposti: quello di SpaceX, iterativo e aggressivo, basato su test continui e miglioramenti rapidi, e quello di Blue Origin, più cauto e strutturato, in linea con la tradizione delle missioni NASA.
È una corsa non solo industriale ma anche ideologica, che ridefinisce il ruolo del settore privato nell’esplorazione spaziale.
La Luna e il fattore Cina
In sottofondo, c’è la vera ragione di tanta urgenza: la Cina. Pechino ha dichiarato di voler portare i propri astronauti sulla Luna entro la fine del decennio e ha appena inviato un nuovo equipaggio alla stazione spaziale Tiangong. Stazione, è giusto ricordarlo, che è stata costruita dopo l’esclusione dal programma ISS per motivi di sicurezza nazionale americana.
È proprio questa pressione geopolitica che spinge la NASA a parlare apertamente di “seconda corsa allo spazio” e di “minacce avversarie alla pace e alla trasparenza sulla Luna”.
Duffy, in un incontro con i dipendenti NASA, ha espresso irritazione per chi al Senato ha messo in dubbio la capacità americana di battere la Cina nel ritorno sulla Luna.
La posta in gioco, insomma, è ben più alta di un semplice contratto industriale. Il nuovo confronto spaziale non riguarda solo chi metterà per primo piede sul suolo lunare, ma chi definirà il modello tecnologico e politico del futuro fuori dall’atmosfera terrestre.
Fonte: CNBC


