Nel delicato equilibrio tra tecnologia e geopolitica, TikTok si ritrova nuovamente coi riflettori puntati addosso.
A direzionarli, metaforicamente, è questa volta un’inchiesta esclusiva del Wall Street Journal, secondo cui il CEO di TikTok, Shou Chew, avrebbe cercato un interlocutore d’eccezione per affrontare le sfide l’attendono. Ci riferiamo a Elon Musk, nella sua veste di proprietario della piattaforma X.
Secondo fonti vicine alla vicenda, mentre l’amministrazione Trump si prepara a tornare alla Casa Bianca, nelle ultime settimane Chew avrebbe avviato uno scambio di idee col miliardario sudafricano per ottenere indicazioni sulla nuova amministrazione e sulle possibili implicazioni per il settore tecnologico.
Questa mossa arriva in un momento di vitale importanza per il social cinese: come abbiamo più volte riportato, TikTok rischia un nuovo divieto negli Stati Uniti, motivato da preoccupazioni legate alla sicurezza nazionale e all’ipotetico rischio di spionaggio da parte del governo cinese.
Il divieto di Trump
Durante il suo primo mandato, Trump aveva firmato un ordine esecutivo per vietare TikTok, bloccato poi dai tribunali.
E una legge approvata dal presidente Biden obbliga ByteDance, la società madre cinese di TikTok, a cedere il controllo delle operazioni statunitensi entro gennaio 2025, pena il divieto dell’app sul suolo americano.
TikTok si è opposta fermamente, intentando una causa federale in cui sostiene che tale normativa violi la libertà di espressione degli utenti. Il CEO Chew ha anche dichiarato che l’app non ha intenzione di andarsene e punta a far valere le proprie ragioni in tribunale, con una decisione attesa a dicembre.
In tale contesto, Elon Musk rappresenta un canale strategico per dialogare indirettamente con l’amministrazione Trump.
TikTok e il ruolo di Musk
Ormai noto come uno dei confidenti più vicini al presidente eletto, Musk sta giocando un ruolo centrale nella transizione politica, partecipando a riunioni e discussioni sulle nomine governative e persino a telefonate con leader come il presidente ucraino Volodymyr Zelensky.
Chew e Musk, che si conoscono da anni, non avrebbero discusso soluzioni concrete per il futuro di TikTok negli Stati Uniti. Però Musk, che sta trascorrendo del tempo a Mar-a-Lago, il club privato di Trump, potrebbe rivelarsi una figura chiave per influenzare le decisioni della nuova amministrazione.
ByteDance, intanto, osserva con cauto ottimismo lo sviluppo di questi contatti, sperando di trovare una strada per evitare il divieto senza cedere la proprietà della piattaforma.
Un’azienda sotto pressione
TikTok non sta solo affrontando minacce legislative ma anche un intenso scrutinio mediatico.
I sostenitori del divieto negli Stati Uniti vedono nella piattaforma un potenziale strumento di spionaggio e manipolazione dei contenuti da parte del governo cinese, accuse che ByteDance ha sempre respinto, affermando di non cedere a richieste di questo tipo.
Nel frattempo, l’azienda sta percorrendo una strategia a tutto campo: prima delle elezioni, i dirigenti di ByteDance hanno mantenuto contatti sia con persone vicine a Trump sia con quelle vicine alla candidata democratica Kamala Harris, nel tentativo di costruire relazioni che possano tutelare il futuro di TikTok.
Con l’avvicinarsi della scadenza imposta dalla legge e la decisione della Corte d’Appello federale di Washington D.C., TikTok sta giocando le sue ultime carte per restare sul mercato statunitense, uno dei più redditizi per l’azienda.
La strategia di Chew, tra diplomazia aziendale e contatti informali con figure influenti come Musk, potrebbe fare la differenza. Il rischio di un divieto resta comunque concreto, alimentato da un contesto politico e culturale che guarda con crescente sospetto a ogni forma di influenza cinese.
Chew e ByteDance sono così chiamati a un’impresa titanica: convincere un’amministrazione tradizionalmente scettica e difendere un modello di business che non intende piegarsi alle richieste di vendita. Ci riusciranno?


