Gli studenti del Rocket Propulsion Lab infrangono il record mondiale di altitudine

da | 26 Nov 2024 | Aerospace

A cinque anni dal primo lancio di un razzo nello spazio da parte di un gruppo di studenti, il Rocket Propulsion Lab dell’Università della Southern California (USCRPL) ha raggiunto un’altitudine di oltre 143 chilometri, stabilendo il record di volo spaziale amatoriale più alto.

Risultati come questo hanno reso il laboratorio un punto di riferimento per i talenti dell’industria spaziale. Ma questi successi, come spesso accade, nascondono sfide impegnative.

Dal Traveler all’Aftershock

Cinque anni dopo l’impresa di Traveler IV, il razzo che per primo ha raggiunto lo spazio, il team di studenti della USCRPL era pronto a lanciare un nuovo modello, l’Aftershock II, da una location nel Black Rock Desert, nel Nevada.

Un’inaspettata minaccia di pioggia ha però rischiato di trasformare l’area in un pantano analogo a quello che ha intrappolato migliaia di persone all’ultimo Burning Man, compromettendo il lancio.

Determinati a non arrendersi, due studenti del Rocket Propulsion Lab sono stati  inviati per verificare le condizioni del terreno, dando il via libera al resto della squadra.

Arrivati sul posto dopo 12 ore di viaggio in macchina (quelle cioè necessarie per guidare da Los Angeles), i 130 membri del team hanno lavorato senza sosta per preparare il razzo, alto circa 4 metri, al lancio previsto per lo scorso 20 ottobre.

Durante il controllo finale, a pochi minuti dal decollo, un problema tecnico ha costretto il team del Rocket Propulsion Lab a smontare il razzo, risolvere l’errore e riassemblarlo, il tutto in poche ore. Infine, alle 11:16 del mattino, Aftershock II è decollato.

Oltre la linea di Kármán

La linea di Kármán, situata a 100 chilometri di altitudine, è una convenzione per definire il confine tra atmosfera terrestre e spazio.

Proposta dall’ingegnere ungherese Theodore von Kármán, segna il punto in cui l’aria è troppo rarefatta per consentire il volo aerodinamico e dove i veicoli devono raggiungere velocità orbitali per rimanere in quota.

Riconosciuta dalla Fédération Aéronautique Internationale (FAI) come il limite dello spazio, viene usata anche per identificare chi può essere considerato un astronauta, sebbene alcune organizzazioni come la NASA e l’Air Force degli Stati Uniti fissino il confine a 80 chilometri.

Ebbene, i dati raccolti dall’Aftershock II  hanno confermato che il razzo ha superato la linea di Kármán, e raggiunto un’altitudine di 143 chilometri, battendo il precedente record di 115 chilometri stabilito nel 2004.

“Abbiamo perso la testa,” racconta Jayna Rybner, responsabile delle operazioni del Rocket Propulsion Lab. “Eravamo euforici, era un obiettivo che inseguivamo da cinque anni.”

Con una velocità di 6.540 km/h (Mach 5.3), il razzo ha rappresentato un trionfo sia tecnico che emotivo.

Rocket Propulsion Lab: dalla teoria alla pratica

Il Rocket Propulsion Lab, fondato nel 2005, si è affermato come un laboratorio di innovazione per studenti con diversi background, inclusi molti non ingegneri, attratti dall’opportunità di lavorare su progetti sperimentali.

Con un budget annuale di 70.000 dollari, supportato da finanziamenti universitari e donazioni, i membri investono fino a 50 ore settimanali nel laboratorio, dimostrando una passione che va oltre la semplice ambizione professionale.

Negli anni, i membri del laboratorio hanno trovato opportunità in aziende come SpaceX, Blue Origin e NASA, e alcuni hanno fondato startup come Relativity Space.

Il cammino non è però stato sempre lineare: difficoltà organizzative, fallimenti nei lanci e la pandemia hanno messo alla prova la resilienza del team.

Dopo mesi di prove e errori, il lancio di Aftershock II ha segnato un nuovo inizio, grazie a importanti miglioramenti come un design più leggero, un motore più potente e una formula di propellente ottimizzata.

I prossimi obiettivi includono la progettazione di nuovi sistemi di propellente, hardware più efficienti e razzi capaci di trasportare carichi utili, come esperimenti spaziali di altri gruppi universitari.

Collaborazioni future con l’USC Liquid Propulsion Laboratory potrebbero aprire la strada a razzi ancora più avanzati.

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