Fino a pochi anni fa la Cina guardava all’Occidente per apprendere tecniche e know-how industriale, specialmente durante la fase di apertura economica iniziata con le riforme di Deng Xiaoping negli anni ’80.
A quell’epoca, le aziende occidentali che entravano nel mercato cinese spesso si trovavano in una posizione dominante, trasferendo tecnologie e processi per accedere a una forza lavoro economica e a un mercato in rapida crescita.
Oggi, però, il panorama è cambiato radicalmente. La Cina è diventata leader mondiale in molte tecnologie avanzate, come le batterie per veicoli elettrici, le infrastrutture 5G e l’intelligenza artificiale.
Aziende cinesi come BYD, CATL e Huawei non solo competono alla pari con i giganti occidentali, ma spesso li superano in termini di innovazione e capacità produttiva.
E il caso di Renault, che ci apprestiamo a raccontare, è emblematico di questa inversione di ruoli.
Renault va a scuola in Cina
Ora sono le aziende occidentali che guardano alla Cina per imparare, soprattutto in settori dove i produttori cinesi eccellono grazie alla loro esperienza e alla scala produttiva. Come, appunto, quello delle batterie e dei veicoli elettrici.
La Cina ha infatti affinato non solo le sue capacità tecnologiche ma anche la velocità e l’efficienza nella produzione, diventando un punto di riferimento per chi cerca di competere nel mercato globale delle auto elettriche.
Questo cambio di paradigma riflette il nuovo equilibrio di potere economico e tecnologico, in cui l’Occidente non è più l’unica fonte di innovazione, ma si trova spesso a dover rincorrere.
Ed ecco allora che Renault, storico marchio dell’automotive francese, si sta rivolgendo a Pechino non per vendere auto, ma per imparare come fare veicoli elettrici più velocemente e a costi più competitivi.
Il colosso di Boulogne-Billancourt ha infatti appena assunto 200 ingegneri a Shanghai, specializzati nello sviluppo hardware per una nuova versione elettrica della Twingo da vendere a meno di 20.000 euro.
L’obiettivo è chiaro: trasferire queste competenze nei suoi stabilimenti francesi, dove i costi di produzione sono molto più alti.
“Siamo lì per imparare e integreremo queste conoscenze nei nostri team in Francia,” ha dichiarato François Provost, responsabile approvvigionamenti, partnership e affari pubblici di Renault.
La sfida di un mercato che cambia
Renault sta attraversando una fase critica, cercando di competere in un mercato in cui la domanda di veicoli elettrici si è raffreddata, costringendo molte aziende a rivedere strategie e previsioni di profitto.
Se concorrenti come Stellantis e Volkswagen hanno recentemente annunciato tagli al personale e chiusure di impianti, Renault ha deciso di spingere sull’acceleratore investendo nei segmenti economici e sfruttando il vantaggio competitivo della Cina.
Il focus è sulla città di Shanghai, epicentro dell’innovazione tecnologica cinese, dove non solo vengono sviluppati nuovi componenti, ma dove Renault punta anche a consolidare relazioni con i fornitori locali.
“In Europa i fornitori tendono a concentrarsi su componenti ad alto valore aggiunto ma spesso mancano i pezzi più semplici. In Cina possiamo trovare questi componenti essenziali, di alta qualità e a costi competitivi”, ha detto Provost.
Orale Cina, scritto in Francia
Questo scambio tecnologico non è privo di critiche. Alcuni sindacati francesi hanno contestato la decisione di delocalizzare parte dello sviluppo di nuovi modelli, soprattutto in un momento in cui Renault sta cercando di rilanciare i suoi stabilimenti nazionali.
Inoltre, se non sbagliamo, i veicoli di Renault costruiti in Cina, una volta importati in Europa sarebbero soggetti ai dazi europei, così come è probabile che accada alle BMW e alle Mercedes costruite in Oriente e poi importate in Europa.
Il CEO Luca de Meo sta però cercando di bilanciare la pressione interna con la necessità di rendere la produzione di veicoli elettrici più efficiente.
In Francia, le fabbriche di Renault sono già in fase di riconversione. Lo stabilimento di Douai, nel nord del Paese, sta producendo la nuova R5 elettrica, il modello su cui l’azienda punta per rilanciare le vendite.
Entro il 2026, Renault prevede di offrire tutti i suoi veicoli elettrici con batterie al litio ferro fosfato (LFP), più economiche rispetto a quelle tradizionali.
La posta in gioco per Renault
La posta in gioco è alta. Dopo aver allentato i legami con Nissan e affrontato un’accoglienza tiepida per i suoi modelli premium, come la nuova Scenic elettrica, Renault deve dimostrare di essere in grado di competere in un mercato in cui la scala produttiva e la competitività dei produttori cinesi stanno facendo la differenza.
Nonostante i critici sostengano che il gruppo sia troppo piccolo per sopravvivere senza alleanze forti, Provost resta ottimista: “Stiamo recuperando terreno e accedendo più rapidamente a tecnologie fondamentali. Entro il 2026, la nostra competitività sarà paragonabile a quella dei produttori cinesi che costruiscono in Europa.”


