Meta ed Elon Musk stanno unendo le forze per cercare di bloccare il tentativo di OpenAI di trasformarsi in un’azienda a scopo di lucro.
In una lettera inviata al procuratore generale della California, Rob Bonta, Meta ha infatti chiesto un intervento diretto contro la transizione di OpenAI.
L’azienda guidata da Mark Zuckerberg sostiene che questa operazione rappresenterebbe un pericoloso precedente, consentendo alle startup di sfruttare i benefici fiscali riservati alle organizzazioni non profit fino a quando non raggiungono una fase di sostenibilità economica e profitto.
Il rischio di un modello ibrido
Meta ha sottolineato come l’attuale strategia di Sam Altman potrebbe alterare gli equilibri nella Silicon Valley, favorendo un modello in cui gli investitori non profit trarrebbero gli stessi vantaggi finanziari di quelli che puntano su aziende for-profit, ma con il valore aggiunto delle agevolazioni fiscali.
Dalla sua, OpenAI ha risposto per voce del presidente Bret Taylor, garantendo che una eventuale ristrutturazione manterrebbe un ramo non profit dedicato, con piena proprietà di una parte della divisione commerciale e con l’obiettivo di perseguire la missione originaria: garantire che l’IA sia a beneficio dell’umanità.
L’intervento di Meta rappresenta una svolta interessante in una battaglia che vede protagonisti i più potenti attori dell’intelligenza artificiale.
Il colosso di ChatGPT, infatti, è strettamente legato a due dei principali concorrenti di Meta: Microsoft, il maggiore investitore della società, e Apple, che ha integrato ChatGPT nelle proprie soluzioni di IA.
Elon Musk invece, cofondatore di OpenAI nel 2015 e ora a capo della sua startup xAI, si è schierato contro l’azienda che ha contribuito a creare.
Dopo aver lasciato OpenAI nel 2018 per una disputa interna sul controllo, Musk ha accusato l’organizzazione di aver tradito la sua missione originaria come non profit, collaborando con Microsoft per monopolizzare il settore dell’intelligenza artificiale.
Meta, nella sua lettera, si è detta favorevole all’iniziativa portata avanti da Musk e Shivon Zilis per rappresentare gli interessi pubblici nella valutazione della trasformazione di OpenAI (potete leggerla qui sopra).
“Musk e Zilis sono qualificati e ben posizionati per rappresentare i cittadini della California in questa questione”, ha dichiarato l’azienda.
Un dibattito che divide
Le tensioni si sono intensificate dopo che Musk ha richiesto un’ingiunzione preliminare per fermare la transizione di OpenAI.
La risposta dell’organizzazione non si è fatta attendere: OpenAI ha pubblicato una serie di documenti interni che dimostrerebbero come Musk avesse inizialmente sostenuto la creazione di una struttura for-profit, per poi abbandonare il progetto quando non gli è stato concesso il controllo totale.
Nel 2022, il lancio di ChatGPT ha segnato l’inizio di un boom per l’IA generativa, attirando investimenti multimiliardari e accrescendo la tensione tra i protagonisti del settore. Musk ha immediatamente tagliato l’accesso di OpenAI ai dati di Twitter, criticando la struttura for-profit adottata dall’azienda e definendola contraria allo spirito originario.
Oggi, OpenAI vale oltre 150 miliardi di dollari e ha completato un round di finanziamenti da 6,6 miliardi, promettendo ai propri investitori di diventare una realtà commerciale entro due anni.
Ma questa trasformazione resta al centro di un acceso dibattito etico e legale, che rischia di ridefinire non solo il futuro della società, ma anche le regole del gioco per l’intero ecosistema dell’intelligenza artificiale.


