Luca Ferrari, Francesco Patarnello e Matteo Danieli lavoravano su una startup finanziata da venture capital chiamata Evertale, un progetto che non andò a buon fine ma che lasciò loro in cassa circa 40.000 dollari.
È con quella cifra che nel giugno del 2013 è nata Bending Spoons. Il nome, raccontano i fondatori, si ispira a una celebre scena del film The Matrix, in cui il protagonista piega un cucchiaio con la forza della mente. Un’immagine perfetta per sintetizzare l’ambizione dei tre ingegneri italiani: piegare la realtà alla propria visione.
L’anno successivo, nel 2014, la società si è trasferì a Milano, dove avrebbe poi costruito la sua identità come una delle software house più promettenti d’Europa. Il 17 aprile 2020, nel pieno della pandemia, il governo italiano annunciò ufficialmente di aver scelto Bending Spoons per progettare e sviluppare Immuni, l’app di tracciamento dei contatti per il COVID-19.
L’app fu pubblicata il 1° giugno 2020, inizialmente in quattro regioni e successivamente estesa a tutto il Paese. Nonostante l’attenzione mediatica e le ambizioni del progetto, Immuni non riuscì mai a conquistare davvero il pubblico. Secondo i dati ufficiali, tracciò meno dell’1% dei casi positivi complessivi nel periodo di attività. Le principali ragioni addotte per il fallimento furono la scarsa percezione di efficacia e i problemi tecnici che ne limitarono l’uso.
Quell’esperienza, però, rappresentò per Bending Spoons un punto di svolta: la prova di poter operare su progetti di rilevanza nazionale e con un impatto diretto su milioni di utenti. Da lì in poi, la startup milanese ha cominciato a espandersi rapidamente, fino a diventare una vera e propria “fabbrica di app” con un portafoglio di acquisizioni che oggi copre tutto, dai servizi cloud ai social, dalla produttività alle piattaforme video.
Typeform ed Elysium
Secondo quanto riportato da Il Messaggero e ripreso da Bloomberg, Bending Spoons avrebbe presentato un’offerta di 255 milioni di dollari per Typeform, un’azienda con sede a Barcellona specializzata nella creazione di moduli online e sondaggi interattivi.
La sua forza sta nel design minimalista e nella capacità di trasformare la raccolta dati in un’esperienza fluida, quasi conversazionale: una via di mezzo tra un form tradizionale e una chat. I suoi clienti spaziano dalle PMI alle grandi corporation, che lo utilizzano per raccogliere feedback, condurre ricerche di mercato o gestire lead commerciali.
Parallelamente, la società milanese sarebbe in trattative per acquisire Elysium per un valore di circa 240 milioni di dollari. Meno conosciuta del colosso catalano, Elysium è una società tecnologica americana attiva nel settore della salute e del benessere digitale, nota per i suoi integratori e prodotti dedicati alla longevità cellulare.
Due acquisizioni apparentemente distanti tra loro ma che rientrano nella logica di Bending Spoons: costruire un portafoglio ampio e diversificato di prodotti digitali con un alto potenziale di fidelizzazione degli utenti e un’elevata redditività ricorrente.
Vimeo, la regina della video-platform nel radar milanese
Uno degli affondi più ambiziosi di Bending Spoons è quello verso Vimeo. A settembre 2025 l’azienda ha siglato un accordo definitivo per l’acquisizione in contanti, valutato 1,38 miliardi di dollari, che dovrebbe chiudersi nel quarto trimestre dello stesso anno.
Gli azionisti di Vimeo riceveranno 7,85 USD per azione, cifra che incorpora un premio significativo rispetto al prezzo medio negoziato nei 60 giorni precedenti l’annuncio.
Fondata nel 2004 e da tempo considerata l’alternativa più raffinata a YouTube, Vimeo ha cercato negli anni di spostarsi su un mercato professionale, offrendo strumenti per la gestione e la distribuzione di video per aziende e creator. La concorrenza crescente e i margini sempre più sottili ne hanno però ridotto la capitalizzazione.
Bending Spoons punta a rilanciarla con un approccio più pragmatico: spingere sul segmento enterprise, ottimizzare i costi e integrare funzionalità basate sull’intelligenza artificiale per la produzione e l’editing video. Una volta conclusa l’operazione, Vimeo uscirà dalla Borsa e diventerà a tutti gli effetti una controllata privata del gruppo milanese.
AOL: l’icona del web che torna in gioco
Parallelamente, Bending Spoons è in trattative con Yahoo per l’acquisto di AOL, per un controvalore stimato di 1,4 miliardi di dollari. È un marchio che evoca l’epopea di Internet degli anni Novanta ma che oggi mantiene ancora una base di utenti e un portafoglio pubblicitario rilevante.
AOL è rimasta negli ultimi anni un asset secondario all’interno dell’universo Yahoo, ma con potenzialità di rilancio nel mondo dei contenuti digitali e dei servizi a pagamento. Per Bending Spoons, rappresenterebbe l’occasione di entrare in un mercato maturo ma ancora capace di generare ricavi costanti, e di farlo con un brand conosciuto a livello mondiale.
Evoluzione e numeri di Bending Spoons
Negli anni, Bending Spoons ha consolidato un modello unico nel panorama europeo: non costruire da zero ma rigenerare. L’azienda ha acquisito e rilanciato piattaforme come Evernote, WeTransfer, Meetup, Issuu, StreamYard e Komoot, gestendole come un ecosistema di prodotti con identità autonome ma una regia tecnologica comune.
Nel 2024, la società è stata valutata 2,55 miliardi di dollari, e secondo Il Messaggero starebbe ora cercando di chiudere un maxi-finanziamento da 2,5 miliardi di dollari per sostenere la nuova ondata di acquisizioni, accompagnato da un aumento di capitale di circa 250 milioni.
L’obiettivo è chiaro: trasformarsi in un polo internazionale capace di competere nel software consumer e SaaS, integrando esperienze e infrastrutture su scala globale. Non a caso, negli ultimi mesi si è tornati a parlare di una possibile IPO negli Stati Uniti, che rappresenterebbe la consacrazione definitiva del percorso iniziato dodici anni fa con quei 40.000 dollari rimasti da un progetto fallito.
Tra rischi, critiche e incognite
Ogni strategia espansiva porta con sé dei rischi. Bending Spoons è già finita sotto i riflettori per l’ondata di licenziamenti dopo l’acquisizione di WeTransfer, dove il CEO annunciò il taglio del 75% del personale, spiegando che l’obiettivo era “rendere l’azienda più agile e sostenibile nel lungo periodo”.
Ora, con operazioni miliardarie sul tavolo, le sfide si moltiplicano: integrare culture aziendali diverse, gestire la complessità tecnologica e convincere i mercati che la sua formula di acquisizioni seriali può reggere la prova del tempo.


