Rubano bevande energetiche, elettronica e perfino carichi alimentari, ma lo fanno senza mai toccare un camion o una nave. Al posto dei passamontagna usano email, malware e accessi remoti.
È il nuovo volto del crimine organizzato globale, dove gli hacker lavorano fianco a fianco con le mafie per colpire il punto deboledell’economia moderna: la logistica.
Secondo una nuova indagine di Proofpoint, uno dei principali attori internazionali nella cybersicurezza, diversi gruppi criminali hanno messo in piedi una rete ibrida capace di infiltrarsi nei sistemi informatici di compagnie di trasporto e spedizioni.
L’obiettivo, per una volta, non è il furto di dati ma quello delle merci stesse: dirottare carichi, farli sparire dai radar e rivenderli sul mercato nero o all’estero.
È una strategia che, avvertono gli esperti, potrebbe costare miliardi a imprese e consumatori, aggravando la crisi delle catene di approvvigionamento mondiali.
Dalle email trappola ai furti su strada
Gli attacchi seguono uno schema tanto semplice quanto efficace. Gli hacker si introducono nelle reti delle aziende di trasporto inviando email apparentemente legittime, firmate da broker logistici conosciuti.
Nel messaggio c’è un link che installa un software di accesso remoto, uno strumento nato per l’assistenza tecnica ma trasformato in una porta d’ingresso per il furto.
“C’è un’enorme urgenza nel riuscire a ottenere carichi, e i dispatcher (coloro che normalmente si occupano di trovarli per le aziende), sono disposti a gettare la cautela al vento se questo significa riuscire a portarsi a casa un contratto”, spiega il ricercatore Ole Villadsen.
La dinamica, osserva, è quasi istintiva: “I vettori si precipitano sulle nuove opportunità come mosche sul miele”.
Le merci più prese di mira sono alimenti e bevande. In particolare (e insospettabilmente) a riscuotere le maggiori attenzioni da parte degli attaccanti sono le bevande energetiche, spesso rubate e spedite all’estero perché in alcuni Paesi sono vietate o soggette a restrizioni.
Un effetto domino che arriva ai consumatori
“La minaccia ha un effetto a catena su tutto l’ecosistema: dalle navi che trasportano le merci ai porti dove vengono scaricate, dai camion che le ritirano alle aziende che le ricevono, fino ai consumatori finali”, osserva Selena Larson, analista senior di Proofpoint. “Si tratta di una minaccia a pieno titolo per l’intera catena di approvvigionamento.”
Nel solo 2024 i furti di carichi sono aumentati del 27% e, secondo il National Insurance Crime Bureau, nel 2025 cresceranno di un ulteriore 22%, per un totale stimato di 35 miliardi di dollari di perdite annue.
Dietro queste cifre si nasconde un rischio sistemico: ogni carico sottratto è un’interruzione della filiera, un costo aggiuntivo per le imprese e, in ultima istanza, un fattore che alimenta l’inflazione globale.
Attacco alla logistica: un problema globale e sistemico
Sebbene la ricerca si concentri su casi nordamericani, Proofpoint sottolinea che si tratta di un fenomeno globale, con possibili diramazioni in Russia e nell’Europa orientale. Gli esperti parlano di un sistema criminale sempre più coordinato, dove i confini tra hacker e trafficanti si dissolvono.
“È come una costellazione di diversi gruppi di minaccia”, spiega Larson. “Questi colpi digitali possono essere estremamente redditizi e difficili da contrastare. Servono sforzi congiunti di forze dell’ordine, aziende e utenti per affrontare il problema come una collettività”.
Il nuovo asse tra cybercrime e criminalità organizzata segna un punto di svolta: non più furti isolati di dati, ma un’integrazione tra digitale e fisico che trasforma la logistica in una nuova frontiera del rischio globale. E mentre le autorità cercano di reagire, i criminali perfezionano il loro modello, un business illecito che, come la rete che sfrutta, non conosce confini.
Fonte: Bloomberg


