È passato poco tempo dall’ultima schermaglia tra Elon Musk e Sam Altman, eppure i due fondatori di OpenAI sembrano non riuscire a resistere alla tentazione di punzecchiarsi pubblicamente.
L’ultimo round si è consumato (come spesso accade) su X, dove Altman ha raccontato con tono ironico “una storia in tre atti”: la prenotazione, la cancellazione e il rimborso di una Tesla Roadster che attendeva dal 2018.
La Roadster è un modello diventato celebre più per le sue mancanze che per le sue apparizioni. Annunciata nel 2017 come l’auto elettrica più veloce del mondo, con accelerazioni da record e autonomia oltre i mille chilometri, doveva rappresentare il punto di incontro tra lusso, tecnologia e sostenibilità.
Negli anni, però, il progetto è stato rinviato più volte. Musk ha assicurato che una nuova versione sarà presentata entro la fine di quest’anno, ma la lunga attesa ha trasformato la Roadster in un piccolo caso industriale e mediatico.
Altman chiede il rimborso
Ecco perché il rimborso chiesto da Altman, dopo oltre sette anni, è diventato il simbolo di una promessa non ancora mantenuta.
Altman ha infatti pubblicato sul social di Musk alcuni screenshot che mostrano la sua prenotazione dell’auto sportiva elettrica, accompagnandoli con un commento tra il sarcastico e il rassegnato: “Ero davvero entusiasta per l’auto! E capisco i ritardi. Ma sette anni e mezzo mi sono sembrati un tempo piuttosto lungo per aspettare.”
La risposta di Musk non si è fatta attendere. “Hai rubato un’organizzazione no profit”, ha scritto secco il patron di Tesla, rilanciando una delle accuse che più spesso rivolge all’attuale CEO di OpenAI.
Quella cioè di aver trasformato un progetto originariamente no profit in un gigante commerciale strettamente legato a Microsoft.
A tale in three acts: pic.twitter.com/ClRZBgT24g
— Sam Altman (@sama) October 30, 2025
Musk e la ferita mai chiusa
Dietro la battuta di Musk si nasconde una storia molto più profonda, che i più attenti di voi già conoscono. Quando OpenAI nacque nel 2015, lo fece come organizzazione senza scopo di lucro, con l’obiettivo di sviluppare un’intelligenza artificiale “per il bene dell’umanità”.
Musk, che ne fu cofondatore e principale finanziatore, si sfilò dal progetto nel 2018, poco prima che la startup aprisse la strada alla creazione di una public benefit corporation a fini di lucro.
Secondo Musk, quella decisione avrebbe “tradito lo spirito originario” di OpenAI, piegando la ricerca alle logiche di mercato e al controllo di Microsoft. Da qui la sua battuta tagliente a ogni occasione utile: “Hai rubato un’organizzazione no profit.”
Il quarto atto
Il botta e risposta tra Musk e Altman è comunque proseguito. Dopo la “storia in tre atti” raccontata da Altman, Musk ha aggiunto un “atto quarto” tutto suo: ha precisato che il problema era stato risolto e che Altman aveva ricevuto il rimborso entro 24 ore.
“E ti sei dimenticato di menzionare l’atto 4, quello in cui il problema è stato risolto e hai ricevuto un rimborso entro 24 ore. Ma questo è nella tua natura”, ha scritto Musk, con un tono a metà tra l’accusatorio e il provocatorio che ormai caratterizza ogni suo scambio con il CEO di OpenAI.
And you forgot to mention act 4, where this issue was fixed and you received a refund within 24 hours.
But that is in your nature.
— Elon Musk (@elonmusk) November 1, 2025
Altman non ha risposto, almeno per ora. Ma conoscendo i precedenti tra i due, è probabiul che resto ci troveremo a scrivere di un nuovo scontro che, ancora una volta, si consumerà davanti a milioni di spettatori su X.
Fonte: TechCrunch


