L’intelligenza artificiale sta entrando anche nel sancta sanctorum della finanza: la redazione dei bilanci.
Dopo essere stata impiegata per generare testi di marketing o analizzare i dati, oggi l’IA sta iniziando a scrivere le relazioni finanziarie delle società quotate, i documenti su cui investitori e regolatori basano le proprie decisioni.
ON Semiconductor, produttore americano di componenti per chip con sede a Scottsdale, in Arizona, è tra i pionieri di questa rivoluzione. Il direttore finanziario Thad Trent ha raccontato che l’azienda utilizza sistemi di IA generativa per compilare le sezioni narrative dei bilanci, come la “discussione e analisi gestionale”.
“L’IA sta migliorando sempre di più, e ormai scrive intere sezioni con pochissimo intervento umano”, ha detto Trent. “Prima le chiedevamo un paragrafo. Ora diciamo semplicemente: scrivimi tutta la sezione.”
Il risultato è una macchina contabile più veloce e precisa. Secondo Trent, il tempo tra la chiusura dei conti e la pubblicazione dei risultati trimestrali si è ridotto da dieci a otto giorni, e l’obiettivo è scendere a sei entro il prossimo anno. “Sta rendendo l’intero ciclo di rendicontazione più efficiente di quanto sia mai stato”, ha aggiunto.
Le grandi aziende sperimentano
Anche Hewlett Packard Enterprise sta testando la stessa via. La società con a Spring, in Texas, usa già un modello linguistico proprietario per prepararsi agli incontri con gli analisti e sta ora valutando di affidargli la stesura della prima bozza dei report finanziari, forse già dal trimestre di gennaio.
La direttrice finanziaria Marie Myers ha dichiarato che il suo obiettivo è arrivare a un sistema completamente automatizzato, in cui “sia le parti numeriche che quelle descrittive dei documenti della SEC vengano redatte dall’IA”, con i controlli umani a garanzia dell’accuratezza. “Vogliamo assicurarci che tutto ciò che è incluso nei risultati sia rappresentato correttamente, ed è proprio ciò in cui l’IA eccelle”, ha spiegato. “È molto meglio degli esseri umani.”
HPE utilizza già una piattaforma sviluppata internamente per aiutare il team di investor relations a prevedere le domande degli analisti e analizzare tono e modalità delle risposte dei dirigenti, un’ulteriore prova di quanto l’automazione stia diventando parte del linguaggio stesso del business.
L’IA che scrive i bilanci
Secondo gli analisti di Gartner, l’IA non si limita più a generare testi ma comincia a entrare nel cuore della contabilità. In alcuni casi suggerisce le registrazioni contabili o calcola voci di bilancio da verificare poi manualmente. È il preludio di una trasformazione che, almeno per ora, mantiene “l’uomo nel loop”: le decisioni finali restano umane ma il processo è sempre più automatizzato.
Al di là dei casi appena menzionati di early adoption, le aziende si muovono ancora con cautela. In un sondaggio condotto ad aprile durante un evento di Financial Executives International, il 28% dei partecipanti ha dichiarato di usare l’IA per redigere i report esterni, contro un 16% che ne fa un uso più esteso e un 57% che non la utilizza affatto.
Ma l’interesse cresce: il CEO di Goldman Sachs, David Solomon, ha detto che “il 95% di un documento destinato alla SEC potrebbe essere completato dall’IA in pochi minuti”. È un dato che spiega perché la tecnologia stia rapidamente conquistando anche la fiducia dei dirigenti, che fino a pochi anni fa non avrebbero mai affidato a un algoritmo il linguaggio ufficiale delle loro aziende.
Efficienza o trasparenza?
La tendenza, però, non è priva di rischi. Keren Bar-Hava, direttrice del dipartimento di contabilità della Hebrew University Business School, avverte che “se le dichiarazioni iniziano a sembrare standardizzate o prive di emozione, gli investitori potrebbero disinteressarsi, non perché non gli importi, ma perché non credono più che le comunicazioni del management trasmettano qualcosa di autentico”.
Una riflessione che arriva mentre il presidente Trump spinge per abolire i report trimestrali, proponendo una rendicontazione semestrale in nome della semplificazione burocratica. Un cambio che, secondo il giurista John Coffee della Columbia University, “potrebbe spingere le aziende a sostituire parte del personale finanziario con l’IA per ridurre ulteriormente i costi”.
Le società di revisione stanno già integrando l’IA nei loro processi ma, avverte Coffee, “l’IA non è infallibile e, almeno inizialmente, non ha la stessa profondità di conoscenze delle Big Four”. Al momento, le aziende quotate devono comunicare l’uso dell’intelligenza artificiale solo quando è rilevante per il loro business, ma non sono obbligate a specificare se o come la tecnologia abbia contribuito alla redazione dei loro bilanci.
È una zona grigia che lascia aperti interrogativi su trasparenza e responsabilità. Eppure, secondo diversi analisti, l’IA potrebbe offrire un vantaggio se liberasse tempo per personalizzare i report destinati a diversi tipi di azionisti. In futuro, dicono, le aziende potrebbero produrre “centinaia di versioni” di bilanci adattati ai profili dei singoli investitori.
Fonte: The Wall Street Journal


