Come ormai ben sappiamo, la corsa all’intelligenza artificiale tra Stati Uniti e Cina ha subito un’inattesa accelerazione con l’ascesa di DeepSeek, una startup cinese che in pochi giorni ha ribaltato equilibri che si credevano consolidati.
Com’era prevedibile, il Consiglio di Sicurezza Nazionale americano sta ora valutando le conseguenze di questo balzo tecnologico, che ha messo in discussione la leadership americana nel settore.
E se il presidente della Camera dei Rappresentanti, Mike Johnson, si è limitato a dichiarare “Ora stanno cercando di superarci nell’IA, come avete visto nell’ultimo giorno o giù di lì”, la portavoce della Casa Bianca, Karoline Leavitt, è stata ben più incisiva.
Nel suo primo briefing stampa ha infatti definito i successi di DeepSeek come “un campanello d’allarme” per l’industria statunitense. E ha poi aggiunti che il presidente Trump è determinato a “ripristinare la supremazia americana”, grazie a una pronta risposta strategica degli Stati Uniti.
DeepSeek: le accuse e la realtà
La Leavitt non ha risparmiato critiche all’amministrazione Biden, accusata di essere rimasta “inerte” mentre la Cina accelerava il proprio sviluppo tecnologico. “L’amministrazione Trump”, ha aggiunto, “si è mossa rapidamente, nominando un responsabile per l’IA e riducendo la burocrazia per il settore.”
Non possiamo però dimenticare le numerose misure introdotte da Biden, tra cui una serie di ordini esecutivi volti a limitare l’accesso delle aziende cinesi ai semiconduttori più avanzati e alle tecnologie necessarie per produrli.
Il fatto che nonostante ciò DeepSeek sia riuscita a sviluppare il proprio modello con risorse nettamente inferiori rispetto ai rivali americani, è la testimonianza che non era quella la strada giusta da seguire.
E se è vero che DeepSeek aveva acquistato alcuni dei chip Nvidia più performanti prima dell’entrata in vigore delle restrizioni, è altrettanto vero che la strategia americana di bloccare la tecnologia alla Cina, potrebbe paradossalmente aver accelerato i progressi tecnologici cinesi.
La necessità, si sa, aguzza l’ingegno. E le pesanti limitazioni hardware hanno costretto i cinesi a trovare soluzioni software cui oggi gli americani guardano con meraviglia.
Altman elogia DeepSeek e promette innovazioni sorprendenti
Che gli Stati Uniti siano stati colti di sorpresa dall’exploit cinese lo conferma indirettamente lo stesso Sam Altman, che ha definito il modello R1 della startup cinese “impressionante”, riconoscendone l’efficienza nel problem solving e la capacità di competere con le soluzioni occidentali.
Ovviamente, ha garantito che la sua azienda offrirà presto modelli “molto migliori”, lasciando intendere che la prossima generazione di intelligenza artificiale sarà un vero punto di svolta.
Altman ha usato il social X per lodare DeepSeek ma anche per ribadire il vantaggio strategico di OpenAI. “Il mondo vorrà usare MOLTA intelligenza artificiale”, ha scritto, sottolineando che “la potenza di calcolo è più importante che mai per portare a termine la nostra missione.”
deepseek’s r1 is an impressive model, particularly around what they’re able to deliver for the price.
we will obviously deliver much better models and also it’s legit invigorating to have a new competitor! we will pull up some releases.
— Sam Altman (@sama) January 28, 2025
Ha poi assicurato che OpenAI sta lavorando a modelli di nuova generazione che lasceranno il mondo “davvero stupito” e ha aggiunto di essere impaziente di “portare l’AGI e oltre”.
DeepSeek: i dubbi sulla censura e sulla privacy
Nonostante il successo globale, DeepSeek è finita sotto la lente per possibili limitazioni nei suoi chatbot.
Come abbiamo riportato ieri, numerosi utenti hanno segnalato che l’IA evita di affrontare temi politicamente sensibili per il governo cinese, come il massacro di Piazza Tiananmen del 1989, le accuse di genocidio nei campi di detenzione degli uiguri in Xinjiang e i post sull’indipendenza di Taiwan.
Anche la gestione dei dati degli utenti solleva seri interrogativi. La policy sulla privacy dell’azienda specifica che tutte le informazioni raccolte vengono conservate su server situati in Cina e che DeepSeek raccoglie indirizzi IP e identificatori unici dei dispositivi.
Il documento aggiunge poi che l’azienda potrebbe “raccogliere il testo o l’audio in input, i prompt, i file caricati, i feedback, la cronologia delle chat o altri contenuti forniti ai nostri modelli e servizi.


