Musk accusa: ‘L’App Store favorisce ChatGPT e penalizza Grok’

da | 13 Ago 2025 | IA

Il conflitto tra Elon Musk e Sam Altman ha trovato un nuovo fronte di battaglia: l’App Store di Apple.

Il miliardario sudafricano, fondatore di xAI e proprietario del chatbot Grok AI, ha infatti accusato il colosso di Cupertino di comportarsi in modo anticoncorrenziale, favorendo apertamente ChatGPT nelle classifiche e penalizzando i suoi concorrenti diretti.

Musk, che non ha mai nascosto la sua ostilità verso OpenAI e il suo CEO Sam Altman, ha scritto su X che le classifiche dell’App Store rappresentano “un’inequivocabile violazione antitrust” e ha minacciato “azioni legali immediate” contro Apple. Secondo lui, la gestione delle graduatorie rende “impossibile per qualsiasi azienda di IA, tranne OpenAI, raggiungere il primo posto” nello store.

Martedì mattina, Apple aveva messo in evidenza ChatGPT in più punti dell’App Store: un link nella sezione “App” per promuovere il nuovo modello GPT-5, un posto nella lista delle “App da non perdere” e il secondo nella classifica delle “App popolari”. Grok, invece, appariva soltanto nella sezione “Top Free Apps”, al quinto posto, mentre ChatGPT era al primo.

Apple respinge le accuse e rivendica la neutralità

La risposta ufficiale di Apple è arrivata tramite una portavoce, che ha difeso l’imparzialità del sistema di promozione e posizionamento dell’App Store.

“Mettiamo in evidenza migliaia di app attraverso classifiche, raccomandazioni algoritmiche e liste curate da esperti secondo criteri oggettivi. Il nostro obiettivo è offrire agli utenti una scoperta sicura e agli sviluppatori opportunità di visibilità, collaborando con molti per aumentare la presenza delle app in categorie in rapida evoluzione”, ha dichiarato.

Apple, che non entra spesso nei dettagli del suo algoritmo di raccomandazione, ha affermato di considera parametri come l’usabilità, le valutazioni positive e le recensioni per decidere quali app promuovere. Un sistema, sostiene l’azienda, pensato per bilanciare la sicurezza dell’utente e le opportunità per gli sviluppatori, e non per avvantaggiare un singolo player.

La lunga guerra tra Musk e OpenAI

Le critiche di Musk non si esauriscono nell’App Store. La sua battaglia con OpenAI affonda le radici nel 2015, anno in cui ha contribuito a fondare l’azienda.

Negli anni, il rapporto si è deteriorato fino ad arrivare, lo scorso anno, a una causa legale in cui Musk ha accusato OpenAI di aver tradito i propri principi originari per trasformarsi in una società a scopo di lucro.

Quella causa è stata poi ritirata e ripresentata più volte, con nuove accuse ad ogni deposito. OpenAI ha sempre respinto le contestazioni, affermando che Musk è mosso da interessi competitivi.

La polemica di Musk ha trovato risposta anche in Sam Altman, che martedì ha commentato su X: “È un’affermazione notevole, considerando ciò che ho sentito dire che Elon fa per manipolare X a proprio vantaggio, per favorire le sue aziende e danneggiare i concorrenti e le persone che non gli piacciono”.

Questo botta e risposta si aggiunge a una lunga lista di scontri pubblici tra i due. Nel 2024, Apple e OpenAI hanno stretto un accordo per integrare ChatGPT nei prodotti della Mela, inclusa la scrittura di messaggi e la gestione di domande complesse.

All’epoca, Musk aveva reagito minacciando di vietare l’uso di dispositivi Apple nelle sue aziende. Adesso, l’accusa si concentra sul cuore del sistema di distribuzione delle app: un terreno su cui Apple è già sotto pressione.

I problemi di Apple (e dell’App Store)

Le politiche di Apple per l’App Store sono comunque da tempo nel mirino di sviluppatori, autorità e concorrenti. Tra le critiche più frequenti figurano le commissioni elevate sulle vendite e il presunto vantaggio competitivo che Cupertino si garantirebbe nella selezione delle app.

A questo scenario si aggiungono nuove tensioni regolatorie a livello internazionale, che minacciano di ridurre le entrate dell’App Store e di limitare la libertà di Apple nella gestione della piattaforma.

In tale contesto, lo scontro con Musk rischia di accendere ancora di più i riflettori sulla trasparenza delle classifiche e dei sistemi di raccomandazione.

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