Quando Rishi Sunak ha lasciato Downing Street dopo la sconfitta elettorale dello scorso luglio, pochi si aspettavano un suo rientro così rapido sulla scena internazionale.
Eppure, l’ex primo ministro britannico ha scelto di tornare in campo non in politica ma nella tecnologia: è diventato infatti consulente strategico per Microsoft e Anthropic.
L’annuncio, arrivato con un post su LinkedIn, segna una nuova fase della carriera di Sunak, che ha deciso di mettere la sua esperienza economica e geopolitica al servizio di due delle aziende più influenti nel panorama globale dell’innovazione.
E ha che i compensi di entrambi gli incarichi saranno interamente devoluti a The Richmond Project, la fondazione benefica che gestisce insieme alla moglie Akshata Murty.
Dalla politica alla tecnologia
La traiettoria di Sunak racconta molto del legame sempre più stretto tra la politica e il mondo dell’intelligenza artificiale.
Dopo la fine del suo mandato e la successiva rinuncia alla leadership del Partito Conservatore, l’ex premier ha mantenuto il suo seggio in Parlamento ma ha scelto di concentrare la sua attenzione sul settore che più di ogni altro sta ridisegnando le economie globali.
In Anthropic, Sunak si occuperà di strategia e di analisi dei grandi trend macroeconomici e geopolitici. Il suo ruolo, a quanto specificato, sarà globale e non legato alle politiche britanniche: non potrà rappresentare l’azienda nei rapporti con funzionari del governo del Regno Unito, né esercitare alcuna forma di influenza politica.
Non è un caso che Anthropic, sostenuta da Amazon e Google, abbia scelto un profilo politico come il suo. L’azienda, che sviluppa i modelli linguistici Claude, è una delle più attive nel dibattito sull’etica e la regolamentazione dell’IA.
La presenza di Sunak, che durante il suo mandato aveva promosso un approccio “pro-innovazione” al tema, aggiunge un peso istituzionale e diplomatico alla strategia dell’azienda fondata dai fratelli Dario e Daniela Amodei.
Sunak: la sponda Microsoft e il ritorno alla finanza
Il secondo incarico di Sunak è con Microsoft, dove offrirà consulenza strategica sui temi macroeconomici e geopolitici e parteciperà al Microsoft Summit annuale. Anche in questo caso, il suo contributo sarà orientato alla visione d’insieme più che alla politica industriale britannica.
Sunak, secondo quanto stabilito dal Advisory Committee on Business Appointments (ACOBA), non potrà esercitare attività di lobbying per Microsoft né accedere a informazioni riservate acquisite durante il suo mandato di governo per almeno due anni.
È un vincolo che il comitato impone a tutti gli ex ministri, ma che nel suo caso assume un significato particolare: Microsoft è infatti una delle aziende più attive nella definizione delle regole sull’intelligenza artificiale, settore che Sunak aveva provato a normare con la conferenza mondiale sull’AI Safety svoltasi a Bletchley Park durante il suo governo.
L’ex premier non è nuovo al mondo corporate. Lo scorso luglio, in parallelo a questi nuovi incarichi, è rientrato in Goldman Sachs, la banca d’investimento di Wall Street dove aveva mosso i primi passi all’inizio degli anni Duemila.
Dopo quella esperienza, aveva lavorato in una serie di hedge fund internazionali, prima di intraprendere la carriera politica che lo avrebbe portato, nel 2022, alla guida del governo britannico.
Una traiettoria che racconta il nuovo potere dell’IA
Il ritorno di Sunak nel settore privato e, in particolare, nel mondo della tecnologia, è più di una semplice scelta professionale: riflette il peso crescente dell’intelligenza artificiale nella geopolitica e nell’economia globale.
La sua doppia collaborazione con Microsoft e Anthropic è il simbolo di un nuovo tipo di alleanza, in cui la competenza politica diventa un asset per le aziende impegnate a navigare tra innovazione, regolazione e relazioni internazionali.
In fondo, Sunak ha sempre mostrato una certa predilezione per la tecnologia: da premier, aveva promosso la visione di un Regno Unito “AI-first”, in grado di competere con Stati Uniti e Cina sul terreno dell’innovazione.
Ora, con un piede nel Parlamento e l’altro nelle boardroom della Silicon Valley, sembra voler continuare quella missione da una prospettiva diversa, forse più influente. Perché la partita per il controllo dell’intelligenza artificiale è ormai anche, e soprattutto, una questione di potere e di politica.


