Il governo degli Stati Uniti si prepara a entrare nel capitale di alcune tra le aziende più promettenti del calcolo quantistico, aprendo un nuovo capitolo nell’interventismo economico dell’amministrazione Trump. Dopo aver già acquisito quasi il 10% di Intel convertendo in azioni 9 miliardi di dollari di sovvenzioni pubbliche, la Casa Bianca vuole ora ripetere lo schema nel settore che considera la prossima frontiera strategica: quello del quantum computing.
Howard Lutnick, segretario al Commercio nominato da Trump, ha avviato colloqui con società come IonQ, Rigetti e D-Wave Quantum per trasformare parte dei fondi federali previsti dal Chips Act in partecipazioni azionarie dirette. Ogni azienda potrebbe ricevere almeno dieci milioni di dollari di finanziamenti pubblici in cambio di quote societarie, portando il governo federale a entrare nelle imprese tecnologiche private.
Lutnick e Trump hanno entrambi difeso questa strategia, sostenendo che i contribuenti americani debbano partecipare agli utili delle aziende che beneficiano dei loro soldi. È un cambio di paradigma profondo per un Paese che per decenni ha difeso il libero mercato come principio intoccabile: il governo non più solo regolatore o finanziatore, ma player economico in prima persona.
Quanto computing, il nuovo fronte
Le prime aziende coinvolte operano in un settore che fino a pochi anni fa sembrava confinato ai laboratori di fisica teorica. Oggi, invece, il calcolo quantistico è diventato una delle tecnologie più corteggiate da investitori e governi.
A differenza dei computer tradizionali, che elaborano informazioni in bit (0 o 1), quelli quantistici lavorano con qubit, unità che possono trovarsi in più stati contemporaneamente grazie alle leggi della meccanica quantistica. Questo consente loro di risolvere problemi matematici estremamente complessi in una frazione del tempo richiesto dai supercomputer più potenti.
Gli esperti parlano di un salto di potenza “esponenziale”, con applicazioni che vanno dalla ricerca farmaceutica alla progettazione di nuovi materiali, dalla sicurezza informatica alla simulazione di sistemi energetici e climatici. Secondo Google, ad esempio, il suo computer quantistico può già eseguire operazioni 13.000 volte più veloci di un supercomputer classico, aprendo scenari che l’intelligenza artificiale, da sola, non può affrontare.
È per questo che Washington considera il quantum computing la “next big thing” dopo l’IA: una tecnologia capace non solo di rivoluzionare l’industria, ma anche di ridefinire i rapporti di potere globali.
La corsa al vantaggio quantico
La spinta di Trump arriva in un momento in cui la sfida con la Cina si è estesa ben oltre i confini dei semiconduttori. Pechino investe da anni miliardi in ricerca quantistica, con l’obiettivo dichiarato di raggiungere il cosiddetto “vantaggio quantico”.
Negli Stati Uniti, anche i grandi colossi privati come Google, IBM e Microsoft stanno investendo in laboratori quantistici, ma l’intervento diretto del governo rappresenta un salto qualitativo. In questo modo, infatti, il governo vuole evitare che l’America resti prigioniera dei cicli del mercato e s’assicura che le tecnologie più sensibili restino sotto controllo nazionale.
Le società coinvolte nei colloqui con il Dipartimento del Commercio hanno accolto con favore la prospettiva di un’alleanza pubblico-privata di lungo periodo. “Il potenziale ingresso del governo come azionista è entusiasmante”, ha commentato Yuping Huang, CEO di Quantum Computing. Dalla canadese D-Wave, Allison Schwartz ha aggiunto che l’obiettivo è “vendere sistemi in grado di risolvere i problemi più complessi del governo e garantire un ritorno sugli investimenti”.
Da Natcast a Intel: come Lutnick ha riscritto il Chips Act
Il nuovo corso di Washington nasce anche da un clamoroso strappo con l’eredità dell’amministrazione Biden. A fine agosto, Lutnick ha annullato l’accordo con Natcast, il fondo no-profit creato nel 2022 per gestire 7,4 miliardi di dollari di ricerca sui semiconduttori.
L’ha definito “illegale”, accusandolo di essere “un fondo fantoccio” che eludeva le norme federali. Da allora, la gestione dei fondi del Chips and Science Act è passata direttamente al Dipartimento del Commercio, che ha assunto un controllo centralizzato delle risorse.
La scommessa sul calcolo quantistico segna dunque un ulteriore passo nel ritorno dello Stato americano come attore industriale. Non più semplice regolatore dei mercati, ma investitore strategico in quei settori che definiscono la supremazia tecnologica del XXI secolo.
Con l’IA che ha già trasformato l’economia digitale, il quantum computing promette di ridefinire quella scientifica e industriale. E se fino a pochi anni fa la Silicon Valley era il motore dell’innovazione privata, oggi sembra essere Washington a tenere il volante.
Fonte: Wall Street Journal


