Nikola Corporation, la start-up americana che aveva promesso di rivoluzionare il settore dei camion pesanti con veicoli a idrogeno ed elettricità, ieri ha dichiarato bancarotta.
L’azienda, che nel 2020 era arrivata a valere 30 miliardi di dollari, ha dovuto arrendersi dopo anni di difficoltà finanziarie, scandali e la condanna per frode del suo fondatore, Trevor Milton.
La società ha così presentato istanza di protezione fallimentare in base al Chapter 11, con l’obiettivo di vendere i suoi asset all’asta e liquidare le attività residue.
Secondo le dichiarazioni rilasciate, Nikola ha circa 47 milioni di dollari in cassa e debiti che oscillano tra 1 e 10 miliardi di dollari (!), ripartiti tra un numero di creditori indentificato tra i 1000 e i 5000.
Il maggiore creditore è la Securities and Exchange Commission (SEC), che deve ricevere ancora 80,2 milioni di dollari da un accordo del 2021.
Nikola; l’ascesa travolgente, e il crollo
Fondata nel 2015, Nikola si era presentata come la “Tesla dei camion pesanti”, puntando su un futuro a emissioni zero con veicoli alimentati a idrogeno. Nel 2020, si era quotata in borsa tramite fusione con una SPAC (Special Purpose Acquisition Company), un metodo che permette di evitare il rigoroso processo delle IPO tradizionali.
L’entusiasmo degli investitori aveva spinto alle stelle il valore delle azioni, rendendo Milton e altri azionisti miliardari. Ma pochi mesi dopo, il fondo d’investimento Hindenburg Research aveva pubblicato un rapporto in cui accusava Nikola di aver mentito sullo sviluppo tecnologico dei suoi camion.
Secondo l’inchiesta, l’azienda aveva persino falsificato un video per far sembrare che un suo veicolo fosse realmente funzionante, quando in realtà era stato semplicemente lasciato scendere lungo una collina.
Le rivelazioni avevano scatenato un terremoto: Milton si era dimesso e nel 2023 era stato condannato a quattro anni di carcere per frode.
Nel frattempo, Nikola ha cercato di sopravvivere. Negli ultimi trimestri ha avviato la consegna di camion alimentati a celle a combustibile a idrogeno, vendendone 200 nei primi nove mesi dell’anno scorso. Un però numero esiguo, insufficiente a garantire la sostenibilità economica.
All’inizio di questo mese, le sue azioni hanno subito un tracollo dopo le indiscrezioni che la davano prossima alla bancarotta.
Nikola ha quindi proposto un meccanismo di vendita che consentirebbe agli acquirenti di presentare offerte vincolanti per i suoi asset, indipendentemente dai debiti o dalle passività dell’azienda.
Tra questi asset figurano i camion a idrogeno e i veicoli elettrici della classe 8, nonché l’infrastruttura per la rete di rifornimento a idrogeno HYLA, che Nikola stava sviluppando in California.
Un destino comune ad altre start-up dell’elettrico
Nikola non è la sola azienda del settore ad aver faticato a trasformare le promesse in realtà.
Lordstown Motors, che voleva produrre pickup elettrici, ha dichiarato bancarotta nel 2023 ed è stata accusata di aver ingannato gli investitori. La britannica Arrival, che puntava su furgoni e autobus elettrici, ha dovuto vendere le sue attività alla start-up Canoo, che a sua volta è fallita il mese scorso.
Alcune realtà del settore sopravvivono ancora, ma in difficoltà. Rivian, specializzata in pickup e SUV elettrici, ha visto le sue azioni crollare a un decimo del valore di fine 2021 e sta cercando di rimanere a galla grazie a una partnership con Volkswagen.
Lucid Motors, produttrice di auto di lusso elettriche, ha mancato gli obiettivi di vendita e ora cerca di vendere la propria tecnologia ad altre case automobilistiche.
Il commento dell’azienda: “Non siamo riusciti a superare le sfide”
Steve Girsky, CEO di Nikola ed ex vicepresidente di General Motors, ha ammesso la sconfitta in un comunicato ufficiale:
“Come altre aziende nel settore dei veicoli elettrici, abbiamo dovuto affrontare vari fattori di mercato e macroeconomici che hanno influenzato la nostra capacità operativa. Purtroppo, i nostri sforzi migliori non sono stati sufficienti per superare queste significative sfide, e il Consiglio di amministrazione ha determinato che il Chapter 11 rappresenta la migliore soluzione possibile per l’azienda e i suoi stakeholder.”
Negli ultimi mesi, Nikola aveva tentato di raccogliere capitali per sopravvivere. A dicembre 2024, aveva provato a raccogliere 100 milioni di dollari attraverso la vendita di azioni ordinarie per ripagare i debiti, ma senza successo.
Ora il futuro dell’azienda è appeso alla vendita dei suoi asset, tra cui i progetti per i camion a idrogeno e la rete di rifornimento HYLA in California.
Dopo anni di tentativi falliti, scandali e perdite miliardarie, su Nikola cala il sipario, lasciando un monito per tutte le start-up dell’industria dell’auto elettrica: la visione e le promesse non bastano, servono anche una solida tecnologia e un modello di business sostenibile.


