A pochi giorni dalla decisione del governo olandese di assumere il controllo di Nexperia, la tensione tra l’azienda europea e la sua casa madre cinese è esplosa.
Secondo quanto riportato dai media locali, la filiale cinese del produttore di semiconduttori ha ricevuto comunicazione che gli stipendi dei dipendenti sono stati sospesi e che gli accessi ai sistemi aziendali sono stati bloccati.
“Siamo profondamente sconcertati e delusi”, si legge in una lettera inviata ai clienti e citata dal sito di informazione tecnologica Electrans. Il documento accusa la direzione europea di aver intrapreso una “spietata repressione” e sostiene che Nexperia stia “abbandonando il mercato cinese”.
Il colosso dell’elettronica Wingtech Technology, che aveva acquistato Nexperia nel 2019, ha confermato sabato che gli account del personale cinese sono stati bloccati “per ragioni sconosciute”, aggiungendo che alcuni sono stati successivamente ripristinati.
L’episodio segna un nuovo punto di rottura nelle relazioni tra i due rami dell’azienda e, più in generale, tra Pechino e l’Europa.
La spaccatura tra l’Aia e Pechino
La crisi arriva dopo che il governo olandese, all’inizio di ottobre, ha esercitato poteri straordinari sulla gestione di Nexperia, citando “gravi carenze di governance” e “rischi per la sicurezza economica nazionale”. Una decisione che ha portato alla rimozione del CEO cinese Zhang Xuezheng e al passaggio temporaneo della supervisione al Ministero dell’Economia olandese.
Secondo l’ex amministratore delegato Frans Scheper, la mossa dell’Aia sarebbe motivata dal timore che Nexperia possa “trasferire la produzione di chip dall’Europa alla Cina”. Il rischio di una delocalizzazione tecnologica, in un settore considerato critico per la sicurezza industriale europea, avrebbe convinto il governo a intervenire direttamente.
L’episodio ha però innescato un effetto domino. In risposta alla decisione olandese, il Ministero cinese del Commercio ha annunciato il 4 ottobre nuove restrizioni all’export di componenti prodotti in Cina, impedendo a Nexperia e ai suoi subappaltatori di esportarli all’estero.
Intanto, la società cinese Wingtech, già inserita nella Entity List statunitense nel dicembre 2024, si trova oggi al centro di un doppio blocco geopolitico: da un lato quello americano, che vieta l’esportazione di beni e software di origine USA verso l’azienda senza licenza speciale; dall’altro, quello olandese, che ne limita la gestione operativa in Europa.
La regola americana e il contrattacco cinese
La situazione è peggiorata con l’introduzione, da parte del Bureau of Industry and Security statunitense, della cosiddetta “regola della sussidiaria al 50%”.
Entrata in vigore il 29 settembre, la norma estende le restrizioni americane anche alle società in cui entità già presenti nella lista nera (come appunto Wingtech), detengano almeno il 50% del controllo. Il giorno successivo, il Ministero dell’Economia olandese ha risposto imponendo un controllo temporaneo su Nexperia per “motivi di sicurezza nazionale”.
In pratica, le misure statunitensi e olandesi hanno colpito simultaneamente la catena di comando di Wingtech, di fatto isolando la filiale cinese di Nexperia e lasciandola senza accesso ai fondi, ai sistemi informatici e alle decisioni gestionali provenienti dall’Europa.
Secondo i media cinesi, la divisione asiatica avrebbe avviato “misure di auto-salvataggio”, cercando di costruire una catena di fornitura locale per continuare a rifornire i clienti domestici.
L’Europa e la sua sovranità tecnologica
Il caso Nexperia è anche un test per la politica industriale europea. Non si tratta soltanto di un conflitto tra due Paesi ma di un episodio che tocca il cuore della strategia delineata dal Chips Act europeo, la legge approvata nel 2023 per garantire la sovranità tecnologica dell’Unione nel settore dei semiconduttori.
Il Chips Act, voluto da Bruxelles per ridurre la dipendenza da Asia e Stati Uniti, si articola su tre pilastri: investimenti nella ricerca, incentivi alla produzione europea e un meccanismo di crisi che consente all’UE di intervenire direttamente in caso di carenze o rischi per la sicurezza industriale.
È esattamente la logica che oggi sta guidando l’Aia: proteggere le tecnologie critiche e mantenere in Europa la capacità produttiva strategica.
Come ha ricordato la presidente della Commissione Ursula von der Leyen, i semiconduttori sono ormai “la chiave per preservare l’indipendenza industriale dell’Europa in un mondo frammentato”. In questo senso, la decisione olandese, e la conseguente frattura con la Cina, rappresentano la prima applicazione pratica, su scala nazionale, dello spirito del Chips Act.
Nexperia e la guerra dei chip
Nexperia, che serve clienti come Tesla e Apple, ha registrato 7,8 miliardi di yuan di ricavi (circa 1,1 miliardi di dollari) nella prima metà del 2025, pari al 31% del fatturato di Wingtech. Quasi la metà delle vendite complessive dell’azienda proviene proprio dalla Cina, ora tagliata fuori dal flusso economico e decisionale.
Per questo, i lavoratori degli stabilimenti cinesi, come quello di Dongguan, nel sud del Paese, temono di diventare vittime collaterali di un confronto geopolitico che li trascende. Mentre i governi parlano di sicurezza nazionale, loro rischiano semplicemente di restare senza stipendio.
E così, nel silenzio dei laboratori e delle linee di assemblaggio, la guerra globale dei chip mostra il suo volto più concreto: quello di un conflitto economico e politico che con oggi passa anche attraverso le mancate buste paga ai dipendenti, vittime collaterali di una guerra commerciale ormai che non fa sconti.
Fonte: South China Morning Post


