Fusione nucleare: CFS riaccende speranze e scetticismi

da | 1 Gen 2025 | Tecnologia

La fusione nucleare, un obiettivo inseguito dalla comunità scientifica per quasi un secolo, potrebbe finalmente trovare una concreta applicazione pratica.

Commonwealth Fusion Systems (CFS), startup nata come spinoff del Massachusetts Institute of Technology, ha annunciato un progetto che potrebbe cambiare il futuro dell’energia: la costruzione della prima centrale a fusione nucleare al mondo, situata nella contea di Chesterfield, Virginia.

Se il piano avrà successo, questa centrale fornirà 400 megawatt di energia continua alla rete elettrica statale a partire dai primi anni del 2030. Si tratta di una quantità di energia sufficiente per alimentare circa 150.000 abitazioni.

A differenza delle attuali centrali nucleari che utilizzano la fissione — un processo che produce energia dividendo gli atomi — la fusione nucleare genera energia con lo stesso meccanismo che alimenta il Sole.

Il cuore del progetto è un reattore basato su un dispositivo chiamato Tokamak, una struttura a forma di ciambella progettata per sostenere reazioni di fusione a temperature che superano i 100 milioni di gradi Celsius.

La sfida, però, non è da poco: mantenere stabile il plasma, una miscela di isotopi di idrogeno a temperature estremamente elevate, richiede tecnologie avanzate e livelli di pressione ed energia senza precedenti.

Un obiettivo scientifico e un’opportunità economica

La fusione nucleare rappresenta una promessa rivoluzionaria ma di lunga data: energia abbondante, senza emissioni di anidride carbonica e senza i rischi di incidenti nucleari su larga scala tipici della fissione.

“Se riuscissimo a portare a termine il progetto, avremmo una soluzione energetica pulita e sicura”, ha dichiarato Bob Mumgaard, CEO di CFS, che ha raccolto oltre 2 miliardi di dollari di investimenti dal 2018, dimostrando il forte interesse del settore privato.

Gli esperti però invitano alla cautela. “Promesse non mantenute costellano il cammino verso la fusione funzionale”, ha osservato Ben Guarino su Scientific American. E la fusione è da tempo considerata una tecnologia che sembra sempre “a soli 15 anni di distanza”.

CFS: le sfide e la cautela del mercato

Gli ostacoli principali del progetto CFS includono il mantenimento della stabilità del processo di fusione e la conversione dell’energia generata in un sistema pratico e sicuro per la rete elettrica.

“Quando si raggiungono temperature più alte di quelle al centro del Sole, il plasma tende a disperdersi”, spiegato Brian Appelbe dell’Imperial College di Londra.

Nonostante i progressi scientifici recenti, rimangono dubbi sulla fattibilità della commercializzazione della fusione. “Le startup come CFS spesso si dimostrano troppo ambiziose nelle loro promesse”, ha affermato Jerry Navratil, professore alla Columbia University.

Il progetto di CFS rappresenta allora una scommessa audace in un panorama energetico che punta sempre più su tecnologie verdi e sostenibili.

Se da un lato le sfide restano immense, dall’altro l’ottimismo è alimentato dai progressi scientifici e dal sostegno finanziario.

La centrale a fusione non è solo un progetto tecnologico ma anche un simbolo di speranza per un futuro energetico più pulito e sicuro. Chissà che non diventi realtà, un giorno.

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