La Formula Uno ha sempre vissuto di dati ma oggi quei numeri stanno diventando benzina per l’IA. Le scuderie stanno infatti affidando all’intelligenza artificiale una parte crescente delle proprie decisioni, trasformando in pochi istanti terabyte di informazioni raccolte in pista in strategie per vincere.
È una rivoluzione silenziosa ma profonda, che segna l’ingresso dell’IA nella fase più competitiva del motorsport.
La nuova strategia delle scuderie
“Il team che avrà più successo sarà quello con la migliore strategia di intelligenza artificiale”, ha dichiarato Jonathan Wheatley, team principal della Kick Sauber, in un’intervista rilasciata ad Axios durante il Gran Premio degli Stati Uniti di Austin.
Una frase che riassume perfettamente la direzione in cui si muove oggi l’intero paddock: chi saprà usare meglio l’IA, dominerà la prossima era della Formula Uno.
Oggi ogni vettura di F1 contiene oltre 300 sensori che generano più di un milione di dati al secondo. Si tratta di un flusso continuo di informazioni che misura tutto: la temperatura dei pneumatici, le vibrazioni del motore, la pressione dell’aria, le variazioni del tracciato.
Ogni minimo parametro viene analizzato per ottimizzare accelerazioni, frenate e strategie di pit-stop. L’IA entra in gioco qui, aiutando gli ingegneri a interpretare questo oceano di dati e a prendere decisioni in tempo reale — spesso nel giro di pochi secondi.
Dati, algoritmi e regole del futuro
Dal 2026 la Formula Uno introdurrà un nuovo regolamento tecnico che ridisegnerà completamente la progettazione delle monoposto.
Le nuove regole riguarderanno la potenza, l’aerodinamica e la struttura dei veicoli, con l’obiettivo di rendere le auto più sicure, più sostenibili e, soprattutto, le gare più combattute. La FIA punta a una F1 che sia meno energivora e più spettacolare.
Ma con regole che cambiano, gli algoritmi devono cambiare con esse. E così, l’intelligenza artificiale diventa anche uno strumento di previsione: simulazioni e modelli predittivi vengono usati per anticipare le performance future e individuare configurazioni vincenti prima ancora di arrivare in pista.
Il vantaggio competitivo, oggi, si misura in millisecondi ma è costruito in milioni di righe di codice.
La Formula Uno come laboratorio tecnologico
La scuderia Kick Sauber, che diventerà ufficialmente Audi F1 nel 2026, è uno dei casi più interessanti di questa transizione. Con sede in Svizzera, il team sta rivedendo le proprie strategie interne, mantenendo però il massimo riserbo su come utilizza l’intelligenza artificiale nei propri processi.
“Tutta la nostra attività si basa sulla proprietà intellettuale”, ha spiegato ancora Wheatley. “Questa è l’attività più competitiva del mondo. Non vogliamo rivelare nemmeno la più piccola informazione operativa che potrebbe avvantaggiare qualcun altro”.
Dietro questa riservatezza si nasconde un tema chiave: la Formula Uno non è solo una competizione sportiva ma anche un gigantesco laboratorio di ricerca.
Le tecnologie sviluppate per l’analisi dei dati in pista trovano poi applicazione nei veicoli di serie, nei sistemi di guida autonoma e persino nell’industria aerospaziale. È qui che l’IA mostra il suo potenziale più concreto: migliorare le prestazioni e ridurre gli sprechi, un giro di pista alla volta.
Verso un futuro più sostenibile e intelligente
La F1 si sta quindi muovendo verso un equilibrio difficile ma necessario: quello tra competizione e sostenibilità.
Mentre la FIA lavora per introdurre carburanti sintetici e ridurre le emissioni, l’intelligenza artificiale rappresenta l’altra metà della trasformazione. Non è solo un assistente digitale ma un alleato strategico che può ridisegnare le logiche stesse delle corse.
Dopo decenni di cronometri, telemetrie e meccanici indaffarati nei box, la Formula Uno entra nell’era dell’IA. Il prossimo campione del mondo, forse, non sarà solo il pilota più veloce ma anche quello che avrà a disposizione gli algoritmi migliori.
Fonte: Axios


