Nel nord della Germania, affacciato sul Mare del Nord e confinante con la Danimarca, il Land dello Schleswig-Holstein ha completato una delle più ambiziose migrazioni informatiche mai realizzate da un’amministrazione pubblica europea.
Dopo sei mesi di lavoro, il governo regionale ha infatti abbandonato Microsoft Exchange e Outlook, sostituendoli con soluzioni open source come Open-Xchange e Mozilla Thunderbird.
Il trasferimento ha riguardato oltre 40.000 caselle di posta elettronica e più di 100 milioni di messaggi e appuntamenti, coinvolgendo la Cancelleria di Stato, i ministeri, la magistratura, la polizia e tutte le altre autorità regionali.
“Missione compiuta”, ha dichiarato il ministro della Digitalizzazione Dirk Schrödter nel comunicato ufficiale del 6 ottobre 2025. “Dalla Cancelleria di Stato ai ministeri, fino alla magistratura, alla polizia e alle altre autorità regionali, i nostri circa 30.000 dipendenti hanno intrapreso insieme un nuovo percorso. Vogliamo renderci indipendenti dalle grandi aziende tecnologiche e garantire la sovranità digitale. Ora possiamo dire: missione compiuta anche per la comunicazione via e-mail”.
Schrödter ha ringraziato il personale che ha reso possibile la transizione: “Le ultime settimane e mesi hanno dimostrato che un cambiamento del genere non è un’impresa da poco. Siamo veri pionieri. Ci sono pochi progetti di questa portata nel mondo. I miei ringraziamenti vanno a tutti i dipendenti: senza il loro impegno, questa transizione non sarebbe stata possibile”.
La nascita del “modello Schleswig-Holstein”
La migrazione non è stata un’operazione isolata ma parte di una strategia pluriennale con cui lo Schleswig-Holstein, regione trainante nel processo di digitalizzazione tedesco, sta sostituendo progressivamente ogni sistema proprietario con software open source.
Già nel 2024, infatti, il Land aveva adottato LibreOffice come suite d’ufficio predefinita al posto di Microsoft Office, in collaborazione con aziende europee come Nextcloud.
L’obiettivo, spiega il governo, è ridurre la dipendenza dai colossi tecnologici americani e garantire la piena sovranità digitale dei propri dati. Un concetto che in Germania ha assunto una valenza politica crescente, soprattutto dopo gli scandali sulla privacy e le controversie legate alla gestione dei dati europei nei cloud statunitensi.
Il ministro Schrödter ha confermato che l’esperienza del Land verrà messa a disposizione di altre amministrazioni pubbliche: “Dall’analisi dei dati al monitoraggio dei data center, possiamo mettere la nostra esperienza al servizio di chi vuole seguire la strada delle tecnologie aperte”.
Sovranità digitale: la risposta europea arriva da un Land
Il termine “sovranità digitale” è nato proprio in Europa, come risposta alla dipendenza crescente dalle infrastrutture tecnologiche e cloud statunitensi.
Dopo la sentenza Schrems II, che ha invalidato l’accordo “Privacy Shield” sul trasferimento dei dati tra UE e USA, la questione è diventata centrale nel dibattito politico del continente.
I governi europei temono di non poter sempre garantire la protezione e la disponibilità dei dati pubblici se affidati a piattaforme private americane come AWS, Microsoft o Google.
La mossa dello Schleswig-Holstein assume quindi un valore simbolico e politico che va ben oltre i confini regionali: è un segnale chiaro verso Bruxelles, nel momento in cui l’Unione Europea cerca di costruire un proprio ecosistema tecnologico con progetti come GAIA-X per il cloud federato o l’EUDI Wallet per l’identità digitale.
Non sorprende, dunque, che anche altri governi si stiano muovendo nella stessa direzione. Le forze armate austriache, alcune agenzie governative danesi e la città francese di Lione hanno già abbandonato i software Microsoft in favore di soluzioni open source.
Il filo rosso è sempre lo stesso: riappropriarsi del controllo dei propri sistemi informatici e dei dati dei cittadini.
L’Europa del software “aperto”
“Ciò di cui abbiamo bisogno ora, in ogni settore e per ogni innovazione, sono soluzioni europee e sovranità europea”, aveva dichiarato già nel 2020 il presidente francese Emmanuel Macron, facendo di questa visione uno dei pilastri della sua politica digitale. Oggi, cinque anni dopo, le sue parole suonano come una previsione azzeccata: la sovranità digitale è diventata una priorità strategica per l’intero continente.
Nel documento programmatico pubblicato dal governo regionale, lo Schleswig-Holstein ribadisce che “evitare dipendenze economiche o tecniche di natura monopolistica è essenziale per mantenere il controllo sui sistemi IT e sui dati dei cittadini”. E sottolinea come il software open source non sia solo un’alternativa tecnica, ma «uno degli strumenti più importanti per raggiungere la sovranità».
Da nord a sud dell’Europa, il messaggio è dunque chiaro: l’open source non è più una scelta ideologica ma una necessità geopolitica. E lo Schleswig-Holstein, piccolo Land sul confine danese, è oggi il laboratorio di una possibile indipendenza digitale europea.
Fonte: ZDNET


